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Genere: storico - Anno: 2006 - Giudizio: eccellente (****)

UN ATTO DI EROISMO NEL CIELO AMERICANO
Il fanatismo religioso punta a vincere sfruttando la vigliaccheria suscitata dal terrore, ma sul volo n° 93 viene alla fine travolto da una inaspettata reazione, anch'essa animata da una opposta convinzione religiosa

In quella terribile mattina dell'11 settembre 2001, quando nei cieli degli Stati Uniti venne attuato il più grave attentato terroristico della storia, uno dei 4 aerei dirottati dai fanatici islamici non giunse a colpire il bersaglio prefissato, per merito della eroica rivolta dei passeggeri. A 5 anni di distanza, questo drammatico avvenimento è stato rievocato da un film, che però non ne mette in luce adeguatamente l'aspetto epico e il movente religioso. Desideriamo quindi celebrare questa storia di comune eroismo che costituisce un esempio e un monito per la nostra epoca.

UN DRAMMATICO DIROTTAMENTO
La vicenda del Boeing 707, volo n° 93 della compagnia aerea statunitense United Airlines, partito la mattina dell'11 settembre 2001 da New York per arrivare a Los Angeles, è ormai chiara nelle sue linee generali; essa è stata confermata da una indagine della FBI pubblicata un anno dopo il drammatico avvenimento.
Lisa Jefferson, centralinista della Verizon, ha testimoniato che in quel giorno, alle ore 9,45, fu chiamata col telefonino da un passeggero di quell'aereo, Todd Beamer, 32 anni, ex giocatore di football, sposato e in attesa di un figlio. Egli le comunicò che 4 terroristi musulmani, armati di soli coltelli, ma minacciando di far esplodere il velivolo con una bomba a pulsante, avevano ucciso i piloti, si erano impadroniti del velivolo e lo avevano dirottato verso una destinazione sconosciuta.
La centralinista gli rispose avvertendolo che, proprio pochi minuti prima, altri 3 aerei erano stati dirottati e scagliati contro le Torri Gemelle di New York e contro il Pentagono di Washington, provocando migliaia di morti.
Informati di questo, i passeggeri del Boeing capirono che il loro aereo era stato anch'esso dirottato per scagliarsi contro un bersaglio simbolico. Constatando che stavano volando verso Sud in direzione di Washington, ipotizzarono che quel bersaglio fosse la Casa Bianca.
In effetti, in questo caso, il piano criminale in atto avrebbe portato a compimento la sua logica: dopo il simbolo economico e quello militare, i terroristi di al-Qaida avrebbero colpito anche il simbolo politico degli Stati Uniti. Allora i passeggeri si resero conto che stavano rapidamente volando verso il suicidio, nonostante le menzognere frasi tranquillizanti che un dirottatore rivolgeva a loro per tenerli sotto controllo.
Dopo un primo momento di terrore e di disperazione, le vittime designate si calmarono e ripresero coraggio e iniziativa. Nonostante le minacce dei terroristi, essi si rifugiarono nel fondo dell'aereo per mettersi d'accordo su come uscire da quella drammatica situazione. In questo modo, si resero conto che a loro restava una sola, estrema possibilità di sventare il piano criminale.
Ai propri compagni di sventura, Beamer propose di tentare un colpo di mano: i passeggeri più giovani dovevano aggredire all'improvviso i terroristi, disinnescare la bomba e penetrare nella cabina di pilotaggio per prendere il controllo dell'aereo facendolo deviare dal bersaglio. Alla peggio, se proprio erano destinati a morire, potevano almeno salvare gli abitanti del bersaglio predestinato. Tutti furono d'accordo nel tentare l'audace gesto.
Rimasta in contatto telefonico con Beamer, la centralinista li udì invocare l'aiuto divino recitando la preghiera del "Padre nostro" e alcuni Salmi; poi ella sentì grida terribili e rumori confusi di lotta, seguìti da esclamazioni di gioia degli insorti. Probabilmente essi erano riusciti a neutralizzare i due terroristi che li controllavano e a disinnescare la bomba, in quanto dalle indagini fatte dall'FBI non risulta che l'aereo sia esploso in volo. Il primo risultato era stato ottenuto.
Restava però da penetrare nella cabina di pilotaggio, dove si erano rinchiusi gli altri due terroristi, ben decisi a lanciare l'aereo sul bersaglio. Allora la centralinista udì Beamer che esclamava: "Lanciatelo alla carica!"; dai rumori che seguirono, ella capì che gli insorti stavano usando il carrello delle vivande come un ariete, per sfondare la porta della cabina.
Qui la comunicazione telefonica cadde e quindi finisce la testimonianza della centralinista. Le indagini ipotizzano che gli insorti riuscirono a penetrare nella cabina ma, nella violenta colluttazione con i dirottatori, non riuscirono a prendere il controllo dell'aereo; il velivolo, che stava già planando verso Washington, rimase senza guida e si schiantò nella campagna della Pennsylvania, appena 17 minuti prima di raggiungere l'obiettivo.

UNA TESTIMONIANZA DI EROISMO
Raccontandoci un avvincente episodio di eroismo compiuto da gente comune, questo dramma costituisce un prezioso insegnamento. Come la decisione di appena 4 terroristi è riuscita ad impadronirsi di un aereo nel tentativo di provocare una strage, così la decisione di appena 5 o 6 passeggeri è riuscita a sventare quel piano criminale. Essi sono stati stimolati da quello fra loro che, avendo capito cosa stava succedendo e qual era la posta in gioco, li ha guidati alla soluzione.
I passeggeri del volo UA 93 non hanno ceduto alla tentazione di "cedere per non perdere" ed al ricatto psicologico dei terroristi, che cercavano di tenerli buoni illudendoli su una felice conclusione del dirottamento. Le vittime designate hanno reagito con lucidità, responsabilità e coraggio, disponendosi a tentare il tutto per tutto pur di salvare le altre vittime imminenti.
Essi si sono ricordati del giudizio evangelico che dice: «nessuno dimostra maggior amore per il prossimo, di colui che sacrifica la propria vita per i fratelli». Questo eroismo è stato premiato dalla Divina Provvidenza: il sacrificio dei passeggeri è riuscito ad evitare la terza strage di quel giorno terribile.
Non piangiamo dunque su di loro, ma piuttosto rallegriamoci, perché quel dramma, che avrebbe potuto concludersi in tragedia, si è trasformato in un piccolo ma significativo episodio epico del nostro tempo, che ne è così povero. Quei passeggeri hanno vinto la loro battaglia contro la paura e la vigliaccheria, lasciando una eroica testimonianza al mondo intero.
Ci auguriamo che il loro sacrificio abbia meritato, oltre la riconoscenza degli uomini, anche il premio della salvezza eterna, secondo la promessa evangelica: «chi avrà sacrificato la propria vita, la salverà».
La vicenda del volo UA 93 è stata molto celebrata negli Stati Uniti e la figura di Beamer è diventata popolare, esaltata come simbolo della volontà di reagire alla minaccia terroristica e di riscattarsi moralmente. In Europa, invece, questa lezione di eroismo è stata quasi del tutto occultata da quella censura mass-mediatica che continua a dominare nel nostro continente.

IL FILM UNITED 93
A 5 anni dal dramma accaduto nel cielo della Pennsylvania, esso è stato finalmente rievocato in un film americano: United 93, titolo che allude appunto al volo n° 93 della compagnia aerea United Airlines. Negli Stati Uniti questa pellicola ha avuto notevole successo; anche in Italia, sebbene sia stata proiettata come riserva per riempire il periodo estivo, è stata molto apprezzata, dato che è arrivata quarta nella classifica fra quelle di maggior incasso della stagione.
Nel primo tempo del film, per la verità, la narrazione stenta un po' a... decollare assieme al velivolo, in quanto si dilunga troppo nel raccontare i preliminari del dirottamento, descritto in parallelo con quelli degli altri 3 aerei dell'11 settembre.
Ma nel secondo tempo esplode il dramma, il ritmo diventa serrato, la tensione sale e lo spettatore viene coinvolto emotivamente nel destino dei passeggeri. Il film descrive bene anche lo sconcerto  e l'impaccio delle autorità civili e militari, che non sanno come affrontare un'emergenza così anomala e imprevista.
Particolarmente avvincente è la lunga sequenza finale, che va dall'assalto degli insorti fino alla caduta dell'aereo. La sceneggiatura sposa l'ipotesi più probabile: quella secondo cui i passeggeri riuscirono a neutralizzare i terroristi, ma non a prendere il controllo del velivolo.
Com'era prevedibile, la sceneggiatura ha cercato di evitare l'accusa di alimentare un "conflitto di civiltà" tra Oriente musulmano e Occidente cristiano; per questo essa ha in parte censurato l'aspetto religioso della rivolta dei passeggeri; sebbene si veda uno di loro che si fa il segno della Croce e un altro che recita il Rosario, non appaiono le preghiere recitate dagli insorti prima di partire all'assalto.
Il regista Paul Greengrass ha raccontato la terribile vicenda mescolando con prudenza e parsimonia fatti accertati e supposizioni verosimili, usando uno stile asciutto e quasi cronachistico che punta molto sull'azione concede poco ai risvolti psicologici dei personaggi.
Le figure dei dirottatori vengono descritte in maniera sobria e grigia; essi risultano abbastanza plausibili nel loro freddo fanatismo religioso, che punta a vincere sfruttando la vigliaccheria suscitata dal terrore, ma che viene alla fine travolto da una inaspettata reazione, anch'essa animata da una opposta convinzione religiosa.
Gli attori del film non sono famosi; tuttavia essi fanno un buon "gioco di squadra", riuscendo a ben rappresentare la rapida maturazione di quei passeggeri che, dall'iniziale sconcerto e terrore, giungono a meditare lucidamente sulla loro responsabilità e a prendere una coraggiosa decisione finale.
United 93 è insomma un film che vale la pena di vedere, non tanto per le qualità tecniche del prodotto, quanto per la testimonianza che rievoca e per l'insegnamento che se ne trae, utile soprattutto per quella futura generazione che, si spera, non vorrà imitare l'ignavia dei molti bensì l'eroismo dei pochi.

Guido Giorgini
Fonte: Radici Cristiane, ottobre 2006

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