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IL SILENZIO DI DIO E LA SOFFERENZA
Basato sulla storia vera di un padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, poi si innamora di una ragazza messicana, ma è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo, poi la svolta...
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Si può essere laici o laicisti quanto si vuole, detestare la religione in cui si è stati battezzati o semplicemente ignorarla. Si può essere perfino anticlericali, ideologici o per rigetto. Ma non c'è nessuno, nessuno, che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato a chiedersi se Dio esiste e, se sì, che cosa vuole. Non ce n'è uno che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato alle prese con un problema che da solo non riusciva a risolvere e che, non abbia fatto come cantava Ornella Vanoni: «Proviamo anche con Dio, non si sa mai».
I più ne hanno cavato solo silenzio in risposta, quel famoso «silenzio di Dio» che ossessionava il regista Ingmar Bergman. Da quel silenzio hanno dedotto che pregare con la più antica preghiera che si conosca - «Aiutami!» - era tempo perso. E, fatte spallucce, hanno risolto che non valeva la pena. Altri, non riuscendo a conciliare un Dio che si pretende Padre Buono con l'esistenza del male nel mondo, soprattutto la sofferenza dei bambini e l'ingiustizia, hanno sentenziato che sono tutte chiacchiere inventate dai preti per tenere la gente in ginocchio.
Nino Manfredi era uno degli scettici da male-nel-mondo: gli fu fatto osservare che proprio quel che lamentava dimostrava il c.d. Peccato Originale secondo la narrazione cattolica; o la si spiegava così o non la si spiegava affatto; siamo stati creati per la gioia, per questo il dolore ci fa schifo. Ma era una vecchissima storia: nel Medioevo i Catari risolvevano il problema dicendo che di Dio ce n'erano due, uno buono e uno cattivo; quello cattivo aveva imprigionato le anime nella materia, perciò queste andavano liberate tramite suicidio. Ma le motivazioni sono sette miliardi, tanti quanti siamo.
Per questo consiglio un film che attualmente gira nelle sale, Father Stu, con un cast di tutto rispetto: Mark Wahlberg, Mel Gibson e Malcom McDowell. È basato sulla storia vera di uno sbandato del proletariato americano: padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, né arte né parte, insomma il vero volto del sogno americano. Come tanti come lui prova con la boxe, ma deve lasciare perché la salute non glielo consente. Va a fare, naturalmente, il commesso e si innamora di una ragazza messicana. Ma lei è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo. Potenza del sacramento (o suggestione? boh; in ogni caso lui non è certo il tipo), Stuart, Stu per gli amici, prende la cosa sul serio.[...]
Per il resto, guardatevi il film. Una volta tanto, un film importante.

Rino Cammilleri
Fonte: Blog di Nicola Porro, 7 giugno 2022

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