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IL RAGAZZO CHE FONDO' L'OPUS DEI
Il cartone animato ripercorre la vita del santo dalla nascita alla vocazione sacerdotale
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In occasione dell'80° anno dalla fondazione dell'Opus Dei, è uscito un lungometraggio animato sull'infanzia del fondatore, San Josemaría Escrivà. Attraverso alcuni episodi significativi, il cartone fa un ritratto del Santo da bambino, in cui emergono quei tratti caratteristici che lo porteranno, da adulto, a dedicare la sua vita al messaggio della santificazione dell'ordinario. Il cartone racconta del clima di affetto e di fede che c'era nella sua famiglia, il rapporto del piccolo Josemaría con i suoi genitori, con le sorelle e con i compagni di scuola. Dipinge fedelmente la vita e le ambientazioni della Spagna dell'epoca. Emerge dalla storia come la straordinaria personalità di San Josemaría, la sua capacità di voler bene autenticamente, la sua dedizione e la sua eroicità, siano tutte cose che ha imparato dai suoi genitori, dal loro modo di volersi bene e dal clima che respirava in famiglia.
Il cartoon ha una durata di 70 minuti, la sceneggiatura è stata scritta da Francesco Arlanch ed è prodotto dalla Mondo TV uno dei i principali operatori europei nel settore della produzione e commercializzazione di serie televisive e lungometraggi animati destinati al mercato televisivo e cinematografico.
Vengono raccontati anche episodi dolorosi (il fallimento del padre, José, la morte delle sorelline) ma con uno stile sereno che non scade mai nella tragedia, anzi apre sempre alla gioia di una famiglia piena di speranza e coraggio. Il cartone è piacevole, a tratti molto poetico, vi sono anche numerosi episodi divertenti.
È adatto sia ai bambini che agli adulti. La storia culmina con la scelta di Josemaría di farsi sacerdote per mettersi a disposizione del Signore. Nelle scene finali viene sintetizzata con alcune immagini la fondazione dell'Opus Dei e la Canonizzazione del 2002.

LA FAMIGLIA DEL SANTO

Una quotidianità umile ma piena di utilità e di significato anche negli aspetti più ordinari del vivere

Anche i santi sono stati bambini. È ovvio. Ma non era mai stato prodotto un cartone animato per raccontare ai ragazzi l'infanzia di uno di loro, da poco salito agli onori degli altari [...] Josemaria Escrivà de Balaguer.

Il cartoon (poco più di un'ora) è stato realizzato in Corea del Nord, è prodotto da Mondo tv, la sceneggiatura è di Francesco Arlanch (autore di episodi di Don Matteo e che ha lavorato per il film tv Giovanni Paolo II e come story editor per Nerone e Augusto della serie Imperium). Un santo «ordinario» Josemaria, fin da piccolo. Fatto oggetto del bullismo dei compagni, coinvolto dalla crisi economica dell'azienda del padre. Esposto ai problemi della famiglia, segnata dalla morte delle sorelline, e da quelli dell'ambiente scolastico. Eppure «straordinario». Dato per morto dal medico e «salvato» a due anni dalle preghiere della madre alla Madonna di Torreciudad («La Madonna ti ha lasciato al mondo per qualcosa di grande, perché tu eri più morto che vivo», gli dice la madre nel cartoon). Ragazzo che a quindici anni, per una sua scelta personale, decide di lasciar perdere l'aspirazione di fare l'architetto per farsi sacerdote, preannunciando al contempo alla madre che avrà un altro figlio maschio che avrebbe potuto curarsi di lei nella vecchiaia, dato che lui stava per prendere i voti. [...]
Protagonista del lungometraggio, insieme al piccolo Josemaria, è la sua famiglia: il bellissimo rapporto esistente tra il padre e la madre e tra i genitori e i figli (José e la sorella Carmen). «Quello che più impressiona è il clima molto semplice, ma pieno di speranza e di coraggio che si respirava in quella casa spagnola, all'inizio del XX secolo», commenta Pippo Corigliano, portavoce dell'Opus Dei in Italia.
Una quotidianità umile ma piena di utilità e di significato anche negli aspetti più «ordinari» del vivere. Come indica nel cartoon quello che è l'«alter ego» del bimbo Josemaria: un «burrito», ovvero l'asinello Torcido (che vuol dire Storto). Pochi sanno che il fondatore dell'Opus Dei ha elaborato una vera e propria «teologia dell'asinello»: il compagno della vita di tutti i giorni, che gira la macina senza lamentarsi, ma grazie al quale tutti possono mangiare il pane. Anzi, lui stesso, il santo, si definiva con gli amici più intimi, un «burro», un asino, dicendo: «Noi dobbiamo trasformare - con l'amore - il lavoro umano della nostra giornata abituale in Opera di Dio, di portata eterna».
Maria Antonietta Calabrò
Fonte: Corriere della Sera, 7 giugno 2008

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