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Genere: amore - Anno: 2014 - Giudizio: capolavoro (*****)

LA CLAMOROSA CONVERSIONE DEL CHITARRISTA DI VASCO ROSSI
Intervista a Nando Bonini che ha vissuto una storia simile a quella di ''The Song''... ma nella realtà!

"Liberi liberi siamo noi", cantava Vasco Rossi. Per poi chiedersi, "ma liberi da che cosa, chissà cos'è?". A questa domanda che scruta l'intimità più profonda, una risposta l'ha data Nando Bonini. Con Vasco Rossi, lui, chitarrista assai affermato in Italia e nel mondo, ha condiviso la realizzazione di canzoni e tournée per più di dieci anni. Fino al 1995, quando una proposta di lavoro all'inizio accolta con sarcasmo lo induce presto a cambiare radicalmente prospettive.
Nando Bonini abbandona la sua "vita spericolata" per "lasciarsi trasformare da Dio". Scende dal palco per intraprendere un percorso di conversione cristiana ancora in atto. Oggi Nando Bonini è membro dell'Ordine francescano secolare; continua a suonare e a produrre musica. Ma lo fa per annunciare il Vangelo.
Abbiamo ascoltato dalla sua viva voce la testimonianza diretta di un uomo coraggioso; un'ex rockstar capace di sfidare il dileggio di molti, di privarsi degli encomi dei fans e della vanagloria del successo. Tutto questo, per raggiungere la meta più alta.
Nando Bonini, quando nasce la tua passione per la musica?
La mia passione per la musica nasce a 6 anni, vedendo in tv un gruppo inglese, attratto dalla forma di una chitarra elettrica che possedeva il chitarrista. Più che passione all'inizio fu un gioco, un divertimento quotidiano che insieme ad altri tre miei coetanei si faceva dopo avere adempiuto agli impegni scolastici. Ci si riuniva a casa di uno o dell'altro e si passava il pomeriggio cercando di ricavare suoni e rieseguire canzoni. Così facendo all'età di 7 anni formavamo il nostro primo gruppo.
Ci chiamavamo I BOA, ma come disse una volta Corrado, il famoso presentatore televisivo che ci stava premiando per avere vinto un concorso musicale, "più che dei boa, me sembrate dei vermicelli". A 8 anni ci chiamavano alle feste scolastiche per suonare. Insomma, cominciava ad essere passione per la musica, visto anche che portava dei buoni risultati. Quindi l'impegno aumentava e il desiderio di far diventare un mestiere quel gioco iniziale cominciava nell'adolescenza a predominare, fino poi a realizzarsi completamente dai 18 anni in poi.
Nel 1991 inizia la tua collaborazione con Vasco Rossi. Puoi raccontarci cosa conservi di quella esperienza?
Posso dire che è stata una bellissima esperienza professionale, è una delle produzioni più ambite in Italia per chi fa il nostro mestiere. Ci sono arrivato dopo aver partecipato a dischi di altri artisti italiani degli anni '80, per poi approdare a Bologna e lavorare per la band che si era appena staccata da Vasco; si chiama Steve Rogers Band, che però aveva lo stesso suo produttore.
Finita una tournée con la Steve Rogers Band, mi venne proposto di fare parte della band di Vasco e da lì si cominciò la produzione de "Gli spari sopra" (disco e tour), quello fu l'inizio per me della collaborazione con Vasco, per arrivare poi alla fine nel 2005 con il disco "Buoni o cattivi". Di questa esperienza ricordo da parte di tutti una grande professionalità. Poi è stata anche motivo di revisione della mia vita ad un certo punto, quando Dio mi ha fatto capire che dovevo cambiare, dovevo staccarmi per il mio bene dal successo e dalla vanagloria che mi avevano incatenato.
C'è un episodio, in particolare, che ti ha cambiato la vita. Di cosa si tratta?
Nel 1996, per la precisione. Accadde che durante uno dei tanti concerti negli stadi, in un backstage, notai il comportamento infimo di alcune persone nei confronti di altre, e vedendo loro ho rivisto me stesso. Ho rivisto Nando che non considerava le persone come persone, ma solo come mezzi per adempiere ai propri vanagloriosi progetti sbagliati. Un pensiero velocissimo mi arrivò nella mente: "Nando, mi fai schifo".
Da quel momento Dio, a mia insaputa, mi stava già cambiando facendomi riflettere sulla mia vita, su cosa volevo farne della mia esistenza: salvarla o buttarla via.
Quella fu la mia ultima tournée e gli ultimi 3 mesi cercavo di non farmi fregare dalle tante tentazioni che mi avrebbero ancora indotto a buttare via la bellezza vera della vita. Grazie a Dio e a mia moglie Marina, piano piano terminai quel tour quasi salvo. La vera prova arrivò nel '97, quando un serio problema familiare mi fece aprire gli occhi sulla realtà quotidiana, che non era quella del girare il mondo allegramente, avere tutto quello che vuoi e non prendersi nessuna responsabilità perché tanto c'è chi la prende al posto tuo mentre tu te la spassi. Un problema familiare che grazie a Dio mi abbassò l'ego, finalmente.
Mi ritrovai in ginocchio sotto una pioggia battente nel giardino di casa a gridare interiormente aiuto a Dio, a quel Dio a cui avevo sempre volutamente girato le spalle; e che ora però era la mia sola speranza. Dio vuole bene anche a me e questo grido d'aiuto è stato la mia salvezza. Un piccolo miracolo di Dio e il problema si risolse, un grande miracolo di Dio è stato quello da quel giorno di farmi vivere per Lui, seguendoLo il più possibile per quanto Lui me ne dia la capacità e per quanto io sia capace di impegnarmi a farlo.
Nando Bonini, com'è cambiata la tua vita dall'inizio di questo percorso di conversione?
È cambiata e sta cambiando in continuazione perché ogni momento del cammino di conversione è apprendimento, è rinnovamento, è fatica ma è anche tanta gioia di scoprire come con la fede tante cose si affrontano in modo completamente nuovo. Davvero è come tornare a volte bambini e gioire per le cose che la vita ti offre. Il cambiamento sta nel fatto di dare i veri valori alla tua esistenza e quindi scegliere il percorso sicuro per il fine che ci si prospetta: vivere eternamente nella gioia con Dio. A questo punto dopo avere seguito altre strade, se Dio mi ha fatto tornare sulla sua via che promette solo gioia eterna, sarei davvero folle a persistere su sentieri sbagliati. Dio mi ha promesso una bella vita, io ci credo e la voglio vivere pienamente sin quando sarà il momento.
E Vasco Rossi? Come ha accolto il tuo cambiamento? Siete ancora in contatto?
Non sono più in contatto con nessuno, ma non ci sono motivi particolari, anche altre amicizie di sempre con il tempo si sono perse.
A molti può sembrare paradossale che una rockstar, abituata agli agi del mondo patinato, possa trovare la vera libertà cambiando radicalmente vita per seguire Dio. Cosa ne pensi?
Ripeto quanto detto prima, è questione di dare valore e valori alla propria esistenza. La "bella vita", magari "spericolata", sembra bella ma per esperienza dico; porta solo a superficialità ed annientamento del valore primario dell'esistenza, l'Amore. Amore che vuol dire volere bene a te stesso ma anche agli altri; volere bene alle creature di Dio e quindi volere bene a Dio.
La libertà è non essere schiavi del proprio io, che vuole predominare su tutto e tutti. Dio ci lascia liberi di decidere, certo. Ma dobbiamo capire che liberi non vuol dire "faccio quello che voglio" (e mi distruggo). Si è "liberi di farci del bene".
Il mondo dello spettacolo è davvero permeato di alcol e droga? Sei d'accordo che dietro gli eccessi delle "generazioni di sconvolti" si cela una viscerale disperazione?
Ti posso dire per esperienza che i vizi che quotidianamente ci possono rendere schiavi nella vita ordinaria di ciascuno, nel mondo dello spettacolo trovano maggior terreno di crescita, anzi diciamo che spesso il mondo dello show business propone modelli da seguire attraverso artisti, canzoni, trasmissioni, video, film, libri che in modo subdolo ingannano la mente ed il cuore facendoti credere che più trasgredisci e sei sulla bocca di tutti e più hai potere e successo. Dipende da te, se hai la testa sulle spalle o meno. Io non l'ho avuta. Ma il successo prima o poi si paga molto caro. Per alcuni a prezzo della vita. Per altri a prezzo della integrità mentale e della salute fisica e morale. [...]
All'epoca, come hanno fatto a convincerti a fare il musical su San Francesco? E poi, cosa è accaduto?
Il musical su San Francesco è stato l'inizio, per me in modo inconsapevole, di un cammino che ora continua e prosegue fino a quando Dio vorrà. Il Signore ha usato il mio peggior difetto in quel periodo, la vanagloria, per farmi avvicinare alla fede. La storia è lunga e non posso raccontarla tutta, ma in breve accettai l'incarico perché mi mancava nel curriculum la direzione artistica di un musical, che significa la gestione di tante persone, le musiche, le scenografie, ecc. Insomma, un lavoro dove mi vedevo a capo di tutto. In realtà, poi, per realizzarlo mi sono dovuto documentare su San Francesco; ho comprato le Fonti Francescane, poi nelle Fonti ci sono citazioni dal Vangelo ed il Vangelo in casa da me non c'era più da quando ero ragazzino. Insomma, per fare bene quel lavoro dovevo prepararmi, ne andava della mia reputazione di musicista affermato. Le informazioni che prendevo, però, non erano semplici notizie, ma la Parola di Dio. E Dio, quando parla, ti parla al cuore, permette che, piano piano, quelle parole lette rimangano dentro e facciano riflettere.
Quando e perché sei diventato terziario francescano?
Esattamente era il 13 maggio 2001. Con mia moglie Marina abbiamo fatto la professione nell'Ordine Francescano Secolare con la promessa di impegnarci a vivere il Vangelo alla maniera di San Francesco, che non è né più né meno alla maniera di Gesù Cristo, cercando di applicare alla nostra vita il Vangelo pur essendo persone sposate e con una vita, un lavoro, un'esistenza normale come tutti gli altri, semplicemente cercando di mettere più attenzione cristiana nelle cose di tutti i giorni che ci restano da vivere.
Oggi che ormai la notizia si è sparsa, il fatto di essere un credente praticante ti ha creato problemi o è stata un'opportunità?
Non ho praticamente mai parlato di fede con i miei vecchi colleghi; ora semplicemente sanno e rispettano il mio percorso di conversione. Problemi solo con me stesso, perché essendosi sparsa la voce, tutti pensano che io sia diventato una brava persona e questo mi pesa quando mi ritrovo con la mia coscienza a commettere errori che deludono le aspettative di chi mi vede in questo modo. Opportunità tante, ma la più bella è quella di rivedere la mia vita completamente rinnovata. Sto rivedendo tutto con gli occhi della fede e scopro quante cose cambiano di significato o prendono un significato. È come essere un po' bambini, guardare il mondo e scoprirlo con stupore. È bello!

Federico Cenci e Concita De Simone
Fonte: BastaBugie n.560 del 23 maggio 2018

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